La rabbia si presenta in molte forme: risentimento, rancore, ira improvvisa, stizza, insofferenza, intolleranza, indignazione e altre forme ancora. Possiamo dire che si presenta ogni giorno, e in ognuna delle sue forme può essere da noi accolta con tenerezza. Thich Nhat Tahn  su questo è molto chiaro: la rabbia è come un bambino che si presenta nel soggiorno e piange.
Deve sopraggiungere una madre amorosa che lo prende fra le braccia, lo culla, lo calma. E’ questa madre che abbraccia tutto con amore, che il Thay definisce mindfulness. Solo dopo avere calmato il bambino, questa stessa madre può cercare di capire quali sono le cause del pianto (mal di pancia, mal di denti…), e la ricerca diventa vipassana.

Mindfulness (Sati) è dunque l’intervento, l’energia che fonda sia la calma di samatha che la visione profonda di vipassana.

Il Thay dice anche questo:

Se distruggi la rabbia, distruggi il Buddha: perché il Buddha e Mara sono della stessa natura.

Accolta e riconosciuta, la stessa rabbia, non più distruttiva, si trasforma in fattore di illuminazione perché ci mostra la paura che le sta dietro e la motiva: perdere quelle certezze che fondano la nostra idea di sé.

(trascrizione completa del discorso)

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